7 aprile 2014

Non voglio fare la principessa

Ci viene assegnato un ruolo fin da piccoli. 
Se sei femmina ti devi abituare all'apparire (trucchi e vestitini) e alla cura (della casa e dei bambini), se sei maschio all'agire (pistole e palloni) e al produrre (le costruzioni, il meccano) imitando così i propri genitori.
E le famiglie solitamente tendono a favorire questi modelli, cercando di soffocare sul nascere ogni inclinazione che esce fuori dai binari prestabiliti. Quindi se a un bimbo piace la barbie gli si dice che non va bene per lui perché i maschietti non giocano con le bambole; allo stesso modo la bambina che preferisce tirare calci ad un pallone piuttosto che giocare a fare la mamma o la principessa viene etichettata subito come un maschiaccio e speriamo che crescendo diventi più signorina, e che vuoi farci ognuno è fatto a modo suo, e ma le ragazze giocano a pallavolo non a calcio.

Ecco io ci sono cresciuta con queste frasi, ma per fortuna non ci ho mai dato troppo peso. Ci hanno provato a farmi sentire strana, ma io ero fiera di esserlo. Mi piaceva giocare sia con le bambole che con i robot, sia coi pentolini che con le macchine, sia col nastro rosa che col pallone, sia guardare Heidi che Mazinga. E per me era naturale, non sentivo la necessità di identificarmi in un certo ruolo "da femmina", di sentirmi simile alle altre bambine. Nè tanto meno cercavo a tutti i costi di imitare i maschi. Non dovevo copiare nessuno.  Ero io, basta.

Quello che proprio non mi piaceva fare era la principessa...troppo monotono e banale. Si gioca sempre uguale, arriva il principe azzurro che si innamora di te e ti sposa. 
Molto più divertente fare il supereroe.

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